Mondiali, Giochi Olimpici, Europei. Un trittico di medaglie d’oro che appartiene alle Gresshoppene (Cavallette), appellativo con cui vengono chiamate le calciatrici della nazionale norvegese. Se in Scandinavia il calcio in rosa è da anni in primo piano, la Norvegia può a buon diritto definirsi superpotenza. Un traguardo, questo, raggiunto dopo anni di crescita costante e un riconoscimento ufficiale avvenuto nel 1976 col riconoscimento da parte della NFF. Due anni dopo (1978), poi, il primo incontro della selezione nazionale: a Kolding (Danimarca) la Svezia s’impone per 2-1 nel primo match del Nordic Football Championship.
TOPPSERIEN TORNEO COMPETITIVO: LA SUA STORIA
I primi tornei per club in Norvegia prendono il via nel 1977 con formule su base regionale. Questa frammentazione dura fino al 1984, quando la 1. divisjon registra “solo” tre tornei: Østlandet (Est), Vestlandet (Ovest) e Trøndelag (Centro). Nel 1987 le squadre vengono accorpate in un unico raggruppamento, nel 1995 il campionato prende il nome di Eliteserien, per poi assumere la denominazione di Toppserien nel 2000. Nel palmares del massimo livello norvegese spiccano i 7 titoli di Trondheims-Ørn e LSK Kvinner, cui seguono i 6 dell’Asker.
Ecco le squadre attualmente iscritte al torneo:
- Arna-Bjørnar
- Avaldsnes
- Klepp
- Kolbotn
- LSV Kvinner
- Lyn
- Røa
- Rosenborg
- Sandviken
- Vålerenga
UNA NAZIONALE VINCENTE SIN DALLE ORIGINI
Dopo il debutto del 1978, la Nazionale norvegese ha iniziato ad inanellare una serie di importanti risultati. Che hanno coinciso con la vittoria ai Mondiali del 1995 (23 gol fatti, 1 subito), l’oro alle Olimpiadi di Atlanta (2000) e il doppio successo agli Europei 1987-1993. Oltre alla cinquina all’Algarve Cup (1994-1996-1997-1998-2019). Calciatrice con più presenze è Hege Riise (188), mentre top scorer è Isabell Herlovsen (67).
QUANTO GUADAGNANO LE CALCIATRICI NORVEGESI E IL GENDER PAY GAP
Sul fronte stipendi, otto calciatrici su dieci guadagnano circa 100.000 Krone all’anno, equivalenti a circa 10.200 euro. Uno stipendio medio decisamente inferiore rispetto a quello dei colleghi maschi, nonostante il professionismo in vigore e sponsor che si avvicinano al movimento femminile. Per questo tante atlete lavorano e/o studiano parallelamente alla loro carriera calcistica.